“Siamo tutti nella stessa barca” ci ricordava Papa Francesco, in quella memorabile sera del 27 marzo scorso, ad un mese dall’esordio della pandemia, quando, in una Piazza San Pietro deserta e piovosa, affidò noi tutti alla divina protezione del Signore. Ricordandoci, soprattutto, che nella barca degli uomini Lui c’è sempre, e c’è per tutti, perchè è una sola la barca dell’umanità. Nella stessa barca sani e ammalati, forti e fragili.
Partendo da queste considerazioni la Giornata Mondiale del Malato quest’anno ha assunto un carattere diverso, di maggiore coinvolgimento perchè rivolta a tutti, non solo agli ammalati e a quanti se ne prendono cura.
Proprio a questi ultimi, per la prima volta, il 10 febbraio è stato dedicato un momento di preghiera: in tutte le Cappellanie degli Ospedali d’Italia, durante una intensa ora di Adorazione, si è pregato e ringraziato per il dono dei curanti, uomini e donne a diverso titolo coinvolti nei processi di assistenza, esperti in umanità, chini sulle fragilità, talvolta unici testimoni di vite che si spengono. E negli Ospedali, sempre di più i Cappellani stanno vivendo l’accudimento spirituale di ricoverati, familiari, personale, offrendosi come balsamo e ristoro, in un tempo che ha bisogno di trovare senso in tutto ciò che sta accadendo nel mondo da un anno ormai, e che non possiamo vivere come un tempo sospeso in attesa che tutto torni come prima, ma come il tempo opportuno per comprendere la verità sull’uomo, sul nostro essere creature, fragili ed amate da Dio.
La Giornata del Malato, quest’anno la XXIX, vuole aiutarci a riflettere su di noi, e su quanto questa pandemia sta facendo emergere, anche di bene, perchè oltre ai disagi, alle limitazioni, ai lutti, ci sta mostrando storie di fraternità, esperienze di un virtuoso e generoso gioco di relazioni, di aiuti, di conforto, anche se necessariamente non in presenza. Sono tante le storie belle che parlano, dalle nostre comunità, di servizio alle solitudini e alle fragilità, anche materiali, nella fraterna attenzione alla salute e alla malattia, entrambi aspetti dell’avventura del vivere, e intimamente collegati: e proprio il Covid ce l’ha fatto capire, scardinando quella rassicurante e falsa distinzione tra mondo dei sani e mondo dei non sani.
Comprendiamo oggi sempre di più che la fragilità fa parte della nostra natura, che il mito del benessere è spazzato via dagli eventi, che la salute di ognuno è in relazione con quella dell’altro, che abbiamo bisogno di relazioni autentiche e sanificanti, pur nel rispetto delle norme sanitarie e sociali a cui tutti siamo sottoposti e a cui sempre di più dobbiamo imparare a prestare attenzione, come segno di rispetto verso il prossimo, consapevoli che la salute, bene comune, va tutelata anche con i piccoli fastidi legati alla scrupolosa osservanza delle disposizioni.
Il tema proposto dalla CEI per la GMM dell’11 febbraio, ”Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8), ci è stato presentato nella Lectio Divina tenutaci dal nostro Arcivescovo Francesco. Uno solo è il Maestro: la comunità è fatta da fratelli, questo è il dono che abbiamo ricevuto. Il dono del servizio, senza invocare gerarchie, stando in basso come chi serve, questo è il nostro ministero nella Chiesa, riunita intorno a Cristo. Lectio intensa, che ci ha introdotti alla seconda parte dell’incontro, aiutati dalle piste di riflessione che ci ha proposto don Emmanuel Miccio, Direttore dell’Ufficio Liturgico: abbiamo provato a raccontarci la nostra esperienza nel servizio al mondo della sofferenza, e di quanto noi abbiamo ricevuto, mentre pensavamo invece di dare.
Quest’anno la GMM nella nostra Diocesi è stata preparata in collaborazione con l’equipe dell’Ufficio di Liturgia, e vissuta come momento condiviso con i Ministri Straordinari della Comunione, oltre che con i Ministri della Consolazione, e con quanti, operatori pastorali e comunità religiose, sono stati presenti online all’appuntamento diocesano, seguito dalla Celebrazione Eucaristica nella Concattedrale di Castellammare di Stabia presieduta da Mons. Francesco Alfano e ugualmente trasmessa online, momento conclusivo di una solennità, la memoria della prima apparizione della Vergine a Bernardette, che ci vede chiedere a Maria la sua materna presenza per tutti noi, sani e malati, ugualmente bisognosi di amore e speranza.
di Lucia di Martino