A ricordarli adesso, i giorni della quarantena non sono stati solo giorni di incertezza e paura; per tanti di noi sono stati anche un laboratorio di partecipazione a distanza, vivace e fantasioso, autentica esperienza di fraternità.
Custodiamo il respiro nasce in quei giorni strani, quando in una delle nostre conversazioni social ci rendemmo conto che le mascherine erano ormai introvabili, e quelle ancora in vendita avevano un prezzo esageratamente alto. La riflessione – al telefono – con don Raimondo, assistente del Servizio diocesano di Pastorale della salute, nacque proprio da questa notizia: 5 euro per una mascherina? Mentre tante famiglie già provate dalla crisi stentano a tirare avanti? E se le facciamo noi, e le regaliamo? Ci sono i tutorial che mostrano come procedere…
L’idea prende forma. Così, piano piano. Se chiedessimo alle suore? Ne parliamo col nostro vescovo don Franco, che ci sostiene fin da subito. Scriviamo, come Servizio diocesano di Pastorale della salute, agli Istituti religiosi femminili. La risposta è un fiume in piena di adesioni generose. L’entusiasmo e l’operosità delle nostre suore ci emoziona e ci regala partecipazione, preghiere, racconti, foto. Anche le suore più anziane vogliono dare il loro contributo: chi stira, chi piega, chi imbusta…
Questa storia arriva fino a Roma, e un giorno don Raimondo riceve la telefonata del cardinale Konrad Krapenski, l’Elemosiniere di papa Francesco, di cui ci porta il ringraziamento e il sostegno.
Intanto l’Operazione Mascherine sta crescendo, e approda nelle parrocchie: le suore chiedono stoffa per continuare a cucire. Con la stoffa, si fanno avanti sarte e signore di buona volontà, che con le loro macchine da cucire si offrono di partecipare alla produzione. Creiamo una rete per collegarci e tenerci informati su quanto serve e dove. Ma siamo in quarantena, non si può circolare liberamente… Si rende necessario un servizio di consegna. E il nostro don Raimondo, ma non solo lui, collega produttori e fruitori. Giorni di telefonate continue, di allegra confusione, di promesse di conoscerci di persona quando sarà possibile.
Le richieste sono troppe per poterle gestire così. Servono referenti, prima zonali, poi parrocchiali. E servono materiali. L’elastico sta sempre per finire, ma poi arriva sempre il dono di cinque, sei, dieci bobine di elastico. Anche piccole aziende ce ne regalano. E se penso alla gara di generosità nell’offrire lenzuola, stoffe leggere, stoffe adatte ai bambini, mi commuovo. Sì, abbiamo pensato anche ai più piccoli. Mascherine anche per loro, allegre e colorate.
Oggi il nostro gruppo WhatsApp Operazione mascherine copre quasi tutta la Diocesi con la sua rete di amiche ed amici, segno di comunione e generosità nella nostra Chiesa locale, Chiesa del grembiule, come la definiva don Tonino Bello. Il nostro don Raimondo, anima del gruppo, ci sostiene e ci ricorda che il servizio è la vocazione del cristiano.
Ma ormai Custodiamo il respiro è anche fuori Diocesi: le nostre mascherine sono state inviate a varie parrocchie in varie parti d’Italia: Marche, Puglia, Lombardia. Piccoli contatti personali, da parroco a parroco e da persona a persona, e la richiesta diventa dono, di presenza e di fratellanza. Da Paullo (Mi), dove al parroco don Luca abbiamo inviato 1500 mascherine, abbiamo ricevuto commossi messaggi di ringraziamento, e perfino copia dell’articolo pubblicato sul loro giornalino parrocchiale, dove si racconta di noi, e di come è nato il contatto.
Infine, le nostre mascherine Custodiamo il respiro sono anche in Libano e in Costa Rica, in due comunità che segue da tempo don Raimondo.
Ci piace pensare che il nostro è un laboratorio di fraternità, nel quale tra l’altro si cuciono mascherine. E quando a corredo di questa storia ho chiesto di tirar fuori le foto più belle, ne sono arrivate tante, troppe per poterle pubblicare. Tra tutte, scegliamo un piccolo collage di Suore all’opera, e quello fatto dalla Parrocchia di S. Maria la Carità, che mostra alcune amiche ed amici che hanno lavorato al progetto. In queste foto ci sono mani, cuori, sorrisi di persone che donando tempo e disponibilità hanno cucito relazioni e amicizia, piccoli segni dell’abbraccio della nostra Chiesa in uscita in tempo di Covid.
di Lucia Di Martino