Siamo in pochi a questo incontro, ma c’è qualcosa di bello in tutte le situazioni, anche nell’essere stavolta un piccolo gruppo, che tra i tanti impegni estivi ha risposto a questo invito. Siamo il “Gruppo della Consolazione”, nato dopo il Corso per i Ministri della Consolazione, tenuto in Diocesi due anni fa. Veniamo da diverse parrocchie, portiamo esperienze diverse, stasera da Castellammare, Gragnano, Scanzano.
Stasera parliamo del convegno di Caserta: “Feriti dal dolore, toccati dalla grazia”.
L’anno scorso il tema, “Uno sguardo che cambia la realtà”, si soffermava sul “guardare”. Quest’anno, sul “toccare”. Verbi di concretezza, e infatti le ferite del dolore ci parlano di esperienze concrete, che registra il corpo, prima ancora che il cuore. Ma quale sollievo, quale grazia può esserci, nelle ferite della vita? Ed ecco che parte così, il convegno di Caserta, e anche il nostro incontro. Le ferite sono tante, dalla vecchiaia, alla solitudine, alle disabilità, alle dipendenze, alla morte… Come può, questa umanità ferita, sperimentare un altro tocco? Che porti sollievo, che curi?
Abbiamo ripercorso insieme le tappe del convegno di Caserta: il tocco che ferisce, il tocco che cura, il tocco dello Spirito. E siamo partiti da noi, ci siamo raccontati le nostre esperienze, di bambini che stringendo la mano dei genitori hanno fatto esperienza del tocco buono, dell’amore che con la sua presenza nutre, sostiene e fa crescere; come la mano degli amici, l’abbraccio dei nostri cari, una carezza… E abbiamo pensato a quante carezze mancano oggi a tanti, a tutte le età, ma specialmente agli anziani, che vengono accuditi con contatti a volte frettolosi e distanti, impersonali, asettici. A volte, con contatti che umiliano e percuotono, come ci capita di sentire in tv. Ed è il tocco che ferisce, e a volte può capitare anche a noi di ferire, quando siamo superficiali e poco attenti nell’avvicinare gli anziani e i malati che la parrocchia ci affida. Quando usiamo le parole che non curano: È volontà di Dio… Ma tu non preghi abbastanza… Reagisci, non ti abbattere… Devi avere fede… Devi abbracciarti la croce… Quante parole non producono aiuto, generano difficoltà spirituali, creano altri pesi, confondono? Ma davvero crediamo che la volontà di Dio è che l’uomo soffra? Che dobbiamo sforzarci di amare il dolore? Il dolore fa parte della storia degli uomini, è “luogo” di incontro con la nostra fragilità, con il nostro bisogno di essere accolti, e di essere sostenuti. Come ci ricordano i nostri Orientamenti Pastorali, il dolore e la solitudine ci interpellano come comunità di credenti, ci chiedono presenza, accompagnamento, consolazione. Come comunità attenta ai fragili, che sono i figli prediletti del Padre, dobbiamo imparare a “leggere” il territorio, per raggiungere le storie di dolore e solitudine che talvolta nasconde, per portarvi “il tocco che cura”, secondo step del convegno, e della nostra conversazione. Abbiamo ricordato i temi del corso diocesano per i Ministri della Consolazione: la relazione d’aiuto, l’ascolto empatico, l’accompagnamento al fine vita… Su questi temi ci è stato chiesto di tornare. Sicuramente lo faremo.
Il percorso del convegno di Caserta si completava con “Il tocco dello Spirito”. Ci siamo raccontati le nostre esperienze: chi ha sperimentato consolazione, può consolare. Chi si nutre della relazione con Cristo, può portarlo nella relazione con l’altro. Senza tante parole, e con una presenza significativa. Perchè a volte basta solo una carezza.
E “Basta na carezza”, poesia del nostro assistente don Raimondo, ha concluso l’incontro presso il Santuario delle Suore Compassioniste, che ringraziamo per averci accolti, in un caldo pomeriggio estivo